L’esordio è stato da subito d’effetto, con la proiezione di un filmato intitolato I braccianti del sale, realizzato nel 2014 e scattato in bianco e nero. Le foto, montate in sequenze dinamiche e sonorizzate con musiche particolarmente suggestive, colpivano per la luce abbacinante del sole e del sale, per la tensione dei corpi asciutti e muscolosi dei portatori ripresi da angolature che esaltavano il contrasto tra lo sforzo e l’atmosfera quasi giocosa del lavoro e hanno proiettato il pubblico fra questi giovani uomini, introducendolo all’atmosfera della serata.
Si sono susseguite riprese dal mercato dei fiori, con i colori vivaci delle mercanzie e dei sari delle donne che incredibilmente sembravano esser stati scelti per abbinarsi alle tinte dei fiori che stavano acquistando.
La serata è stata un susseguirsi di immagini dai contrasti vividi, dagli svolazzanti lenzuoli immacolati stesi in lunghe fila ad asciugare, ai colori intensi delle vesti e delle collane della gente di Lasha, le luci soffuse delle cerimonie religiose illuminate dai fuochi votivi, i tagli obliqui delle architetture e dei pellegrini del Taj Mahal, il movimento delle riprese di strada con personaggi che paiono danzare in una cornice dove tutto è vortice, colore, e rumore, la staticità ieratica dei Sadhu, uomini che si fanno eremiti nel mondo e scrutano la camera con sguardi penetranti e coinvolgenti.
Corneliu Tofan si è generosamente prestato in spiegazioni tecniche, suggerimenti operativi e consigli per allenare l’occhio e la mente a cogliere la straordinarietà anche laddove pare esserci solo rifiuti, disordine o miseria.
E l’esercizio quotidiano è indispensabile per aprire la mente e mantenere lo sguardo attento, rifuggendo la tentazione della ricerca dello scatto perfetto, dell’inquadratura ideale che ognuno di noi inevitabilmente porta con sé ma che impedisce di cogliere lo straordinario che ci si para dinnanzi.